mafiaokRoma – La crisi non colpisce l’illegalità ambientale: sono 34.120 le infrazioni ambientali accertate e 28.132 le persone denunciate. «Dal primo gennaio 2010 al 10 maggio 2013, sono state ben 135 le inchieste relative alla corruzione ambientale, in cui le tangenti, incassate da amministratori, esponenti politici e funzionari pubblici, sono servite a ‘fluidificare’ appalti e concessioni edilizie, varianti urbanistiche e discariche di rifiuti». È quanto emerge da “Ecomafia 2013”, il rapporto annuale di Legambiente realizzato grazie al contributo delle Forze dell’ordine.  Un bollettino che non lascia scampo, quello di Legambiente sui reati ambientali, con un primato per la regione Campania che «spicca con 195 persone denunciate e arrestate».
I NUMERI DEGLI ILLECITI – Sono 34.120 reati, 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da 302 clan, 6 in più rispetto a quelli censiti lo scorso anno. I numeri degli illeciti ambientali accertati lo scorso anno delineano una situazione di particolare gravità. Il 45,7% dei reati è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) seguite dal Lazio, con un numero di reati in crescita rispetto al 2011 (+13,2%) e dalla Toscana, che sale al sesto posto, con 2.524 illeciti (+15,4%). Prima regione del Nord Italia, la Liguria (1.597 reati, +9,1% sul 2011). Da segnalare per l’incremento degli illeciti accertati anche il Veneto, con un +18,9%, e l’Umbria, passata dal sedicesimo posto del 2011 all’undicesimo del 2012.
DENUNCE E ARRESTI RADDOPPIATI – Fenomeno «in costante e inarrestabile crescita – segnala ‘Ecomafia 2013’- secondo la Relazione al Parlamento della Dia relativa al primo semestre 2012, le persone denunciate e arrestate in Italia per i reati di corruzione sono più che raddoppiate rispetto al semestre precedente, passando da 323 a 704». E se «la Campania spicca con 195 persone denunciate e arrestate», non sfigurano nemmeno «la Lombardia con 102 casi e la Toscana a quota 71, seguite da Sicilia (63), Basilicata (58), Piemonte (56), Lazio (44) e Liguria (22) ». La Calabria è, per numero di arresti eseguiti (ben 280), la prima regione d’Italia, ma a guidare la classifica come numero d’inchieste è la Lombardia (20) e al quinto posto della classifica, dopo Campania, Calabria e Sicilia, figura la Toscana. Insomma, «a “tavolino” si spartiscono appalti, grandi e piccoli, in quasi tutte le province italiane con un enorme danno per la collettività chiamata a sostenere oneri superiori a quelli che si sarebbero determinati nel rispetto della legge».
SCIOGLIMENTO COMUNI PER INFILTRAZIONE MAFIOSA – Aumentano anche i comuni sciolti per infiltrazione mafiosa: se nel 2011 erano sei, nel corso del 2012 si arriva a doppia cifra (25). Eclatante è il caso Calabria, il comune di Reggio Calabria, emerge nelle 232 pagine della relazione della commissione guidata dal prefetto Valerio Valenti: «è solamente l’apice di quello che si configura come un vero e proprio ‘caso Calabria’- denuncia Legambiente- nel corso del 2012 sono ben 11, su 25 totali, i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. E nei primi mesi del 2013 sono stati già sciolti tre comuni, tra cui, ancora, quello di Melito Porto Salvo, mentre in altri otto sono ancora al lavoro le commissioni d’accesso». E dalla Calabria «la ‘ndrangheta ha inquinato ampio settori dell’economia di tutto il Paese, a partire dal ciclo del cemento e dei rifiuti, come dimostrano anche i recenti arresti avvenuti in Piemonte e Lombardia».

 di Stefania Melucci

PER SAPERNE DI PIU’
Il rapporto sul sito di Legambiente
 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui