chiuso-per-fallimentoROMA- Nel manifatturiero il numero di occupati è sceso di circa il 10%, e «le imprese italiane saranno probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro nei prossimi mesi», dice il Centro studi Confindustria: la caduta «ha già raggiunto le 539mila persone 2007-2012», e «rischia di superare» le 724 mila del periodo 1980-1985. E ancora: «L’Italia rimane la settima potenza industriale ma la sua base produttiva è messa a rischio dalla profondità e dalla durata del calo della domanda», avverte il rapporto. Che calcola: «La crisi ha già causato la distruzione del 15% del potenziale manifatturiero italiano».
IL POTENZIALE MANIFATTURIERO – «Chiudi le imprese, chiudi i capannoni, gli impianti: sono cose che hai perso». Il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, spiega così il rilievo del dato sul potenziale manifatturiero che misura «la capacità di produzione e non i livelli di produzione persa», così per un recupero «non basta una ripresa della domanda ma bisogna ricreare un bel pezzo della capacità produttiva» persa. Il potenziale manifatturiero «distrutto» registra «una punta del 40% negli autoveicoli e cali di almeno un quinto in 14 settori su 22». In Germania, invece – nota Confindustria – «il potenziale è salito, +2,2%».
IL LEGAME CON IL PIL – Comunque «l’Italia ha ottime carte da giocare», indica Paolazzi presentando il rapporto del centro studi di viale dell’Astronomia che analizza la lezione dei migliori Paesi avanzati e dei Paesi emergenti: «Crescono i Paesi che costruiscono le condizioni per lo sviluppo manifatturiero». Gli economisti di Confindustria hanno calcolato «che nei Paesi avanzati un aumento di punto della quota del manifatturiero si associa a un maggiore incremento annuo del Pil di 1,5 punti». Mentre «negli emergenti il guadagno è di 0,5 punti».
LA DOPPIA RECESSIONE – «Le condizioni dell’industria manifatturiera italiana a metà del 2013 appaiono fortemente critiche a causa delle conseguenze delle due forti recessioni che si sono conseguite in rapida successione». Ed oggi, rilevano gli economisti di Confindustria, «lunghezza e profondità della caduta dei livelli produttivi mettono a repentaglio la sopravvivenza di migliaia di imprese e di interi comparti produttivi». «La caduta della produzione è stata, lungo lo scorso anno e ancora nella prima parte di questo, più accentuata che in Paesi direttamente concorrenti».

di Redazione Online (corriere.it)

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