ROMA – Catturare i cetacei e costringerli a vivere in condizioni di cattività per alimentare il business dell’industria dell’intrattenimento significa infatti condannarli a morte e il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri, ha scritto al Ministro indiano delle Foreste e dell’Ambiente per chiedere di vietare la realizzazione di delfinari sul territorio del Paese asiatico. «Le notizie riportate dalla stampa indiana e dai media internazionali, secondo cui il Governo di Nuova Delhi avrebbe intenzione di avallare la costruzione di strutture di cattività per i cetacei, destano in tutti gli attivisti del network internazionale contro la cattività dei cetacei una forte preoccupazione», spiega Ilaria Ferri che prosegue: «I cetacei non possono vivere in cattività. E’ la condizione stessa di detenzione e le gravi deprivazioni che uccidono; si tratta infatti di animali dalla intelligenza complessa, abituati a vivere in libertà all’interno di gruppi caratterizzati da relazioni familiari molto strette e articolate. Nei primi anni di privazione della libertà, molti degli animali detenuti nei delfinari muoiono a causa dello stress e dello shock causati proprio da tale condizione, quando non muoiono proprio durante le fasi di cattura – prosegue Ferri -. Anche gli esemplari nati in cattività mostrano i segni di una profonda alterazione comportamentale, caratterizzata da moti di aggressività e da comportamenti ripetitivi e ossessivi. Questo è dovuto al fatto che essi vengono forzati a vivere in un ambiente artificiale, ad eseguire “esercizi” per loro innaturali, comandati a bacchetta attraverso la deprivazione alimentare e costretti ad interagire con gli uomini secondo un pattern relazionale monotono e meccanico». Eppure l’industria dell’intrattenimento cerca di far credere la cattività dei cetacei avrebbe finalità educative e che gli stessi animali sarebbero “felici” di vivere in un ambiente così artefatto, di interagire con l’uomo e di seguire tali esercizi, ma è evidente che tutto ciò non ha nulla a che vedere né con una presunta conservazione delle specie né con un’altrettanto presunta mission formativa. «Sulla spinta del movimento internazionale contro la cattività dei cetacei, sempre più diffuso e pervasivo, numerosi Paesi occidentali hanno deciso di chiudere le loro strutture di detenzione o di approvare leggi più restrittive in materia- conclude Ferri lanciando un appello al Ministro Indiano delle Foreste e dell’Ambiente -. L’India, che può vantare non solo un ecosistema marino estremamente ricco e diversificato, ma efficaci strumenti normativi a protezione dei cetacei, dovrebbe essere d’esempio vietando la realizzazione di delfinari sul proprio territorio e mostrando al contempo empatia e sensibilità per queste meravigliose creature del mare».
 
 

di Mirella D’Ambrosio

 
 

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