EXIF JPEGFOGGIA – Melanzane, peperoni, zucchine, cavoli, finocchi. Tutto rigorosamente biologico, sano, controllato. Tutto rigorosamente a Km zero. Perché i frutti della terra che finiranno in tavola sono consumati direttamente da chi li coltiva. Famiglie, singoli, associazioni, comunità parrocchiali. In tutto, quaranta beneficiari che hanno risposto al progetto degli “Orti Sociali – Mamma Margherita”, l’iniziativa promossa dalla Fondazione “Siniscalco – Ceci – Emmaus” di Foggia che ha assegnato, tramite bando e quasi a costo zero (sottoscrizione di 50 euro all’anno), piccoli appezzamenti di terra da coltivare autonomamente. Circa 36 metri quadrati e recintanti, dove ognuno potrà piantare e vedere crescere gli ortaggi che preferisce. E a soli due chilometri da Foggia, presso la Masseria Antonia de Vargas che punta a diventare polo di socializzazione e di ritrovo per l’intera comunità.
IL PROGETTO – «Il ritorno alla terra è importante. In Messico la chiamano la grande Madre. Gli orti vogliono essere un simbolo di incontro per aiutarsi, rispettarsi nella diversità, conoscersi. Questi orti sono il simbolo della migliore cittadinanza attiva, di cui Foggia ha un gran bisogno». A 92 anni don Michele de Paolis ha ancora l’entusiasmo e la vitalità di un ragazzo. Ed il presidente della Fondazione, salesiano e fondatore della Comunità Emmaus, chiarisce anche la scelta del nome che dà vita al progetto. «Mamma Margherita era la madre di San Giovanni Bosco. Una donna umile, analfabeta e con una saggezza evangelica». E’ ai suoi insegnamenti, quindi, che si dovranno ispirare i provetti agricoltori che armati di zappa, pompa e rastrello, nei prossimi giorni parteciperanno ad un mini-corso tenuto da un esperto di agricoltura biologica per poter iniziare a coltivare il proprio orticello. Ma non solo. Perché i coltivatori avranno a disposizione anche un piccolo deposito per conservare gli attrezzi e un tutor a cui rivolgersi durante il loro lavoro agricolo.
ALIMENTAZIONE SANA E CORRETTA – Nei prossimi mesi, però, ai primi beneficiari degli appezzamenti di terra se ne aggiungeranno degli altri. «In futuro ci saranno orti per tutti – dice Rita de Padova, direttrice della Fondazione “Siniscalco – Ceci – Emmaus” – . Stiamo iniziando con i primi quaranta per mettere a sistema il progetto. In autunno contiamo di assegnare molti altri posti». La volontà dei promotori, dunque, è di sensibilizzare i più giovani e le famiglie all’attaccamento alla terra, ai suoi profumi, ai suoi colori, ai suoi frutti. Ma anche il favorire un’alimentazione corretta, sana, responsabile. A partire dalla produzione dei cibi biologici, degli ortaggi coltivati nel proprio lembo di terreno. «Una recente ricerca scientifica – aggiunge Lucio Cavazzoni, presidente del gruppo di agricoltori “Alce Nero Melizia” – ha dimostrato che il cibo è importante a tal punto che l’80 percento delle malattie gravi dell’uomo dipende da quella quantità di “non cibo”, che oscilla dai 5 ai 20 chili, composta da ingredienti industriali che ognuno di noi ingerisce ogni anno».
ORTI DI SOCIALIZZAZIONE – Non va dimenticato, infine, che la vicinanza degli orti sociali favorirà il processo di socializzazione tra i “coltivatori”, lo scambio di idee, di successi, di semi. Al bando hanno risposto in tanti. Lavoratori, disoccupati, associazioni, famiglie. Dal produttore al consumatore. Dall’orto alle tavole delle loro case. Senza intermediari, senza ombre di filiere agricole. E di sicuro, l’esperienza degli orti sociali potrà avere una ricaduta economica nelle tasche dei coltivatori: se riusciranno a seguire gli insegnamenti di “Mamma Margherita” ed i consigli del tutor una voce importante della spesa la potranno tagliare e consumare esclusivamente gli ortaggi di loro produzione.

di Emiliano Moccia

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