renzo_rossiFIRENZE- Era profondamente fiorentino e profondamente prete. Era perché don Renzo Rossi ci ha lasciato dopo 87 anni di vita intensa e senza rimpianti. Nato nel quartiere di Porta a Prato nel 1925, ordinato sacerdote nel 1948 in una «nidiata» che comprendeva don Milani e don Cubattoli, è stato prete operaio nella rossa fabbrica fiorentina Italgas, poi a Rifredi accanto all’amico don Milani, missionario in Brasile per venti anni, tra i poveri e i carcerati, fin quando il suo cuore malato lo costrinse nel 1989 a tornare a Firenze.
Qui però – fedele al suo carattere irrequieto — restò un paio di anni per poi ripartire per Bahia dove rimase fino al 1997 quando si mette a servizio della diocesi (ma non a riposo, continuando a viaggiare per le missioni di mezzo mondo). Don Renzo, tutti lo chiamavano così, amava i poveri, stava bene assieme ai ragazzi, conquistava credenti e non col suo sorriso e la semplicità dei modi. L’ultima «missione» è stata alla Piagge per sostituire don Santoro, allontanato per alcuni mesi dall’arcivescovo Giuseppe Betori. Don REnzo Rossi era profondamente prete, quasi sempre con l’abito talare indosso, e profondamente fiorentino, tanto che salutava spesso e volentieri l’interlocutore — potenti compresi — con un affettuoso «oh bischero…». Ed era profondamente umano: «Ringrazio Dio di avermi concesso durante i lunghi anni del mio sacerdozio – ha scritto — , forse come il dono più bello, di poter frugare, o di bracare, per dirla alla fiorentina, nel cuore umano».

di Mauro Bonciani (corrierefiorentino.it)

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