ROMA. E’ quando chiede, in rappresentanza della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, l’onorevole Michela Vittoria Brambilla con una proposta di legge che sarà depositata all’insediamento del nuovo Parlamento e che è stata presentata ieri a Milano insieme ad Antonio Nardi-Dei, presidente di Italian Horse Protection. Si tratta di riconoscere il cavallo, l’asino, il mulo e il bardotto come animali d’affezione; vietarne la macellazione, l’importazione e l’esportazione a fini alimentari; vietare la vendita e il consumo della carne equina; vietare l’utilizzazione degli equidi per spettacoli o manifestazioni pericolose o degradanti; assicurare la tracciabilità dei cavalli attraverso interventi sull’anagrafe equina. La necessità di intervenire in questo settore è resa ancora più urgente dal recente scandalo legato all’uso delle carne di cavallo per il confezionamento di alcuni prodotti alimentari, ed è per questo che l’onorevole Brambilla ha chiesto ai Ministeri della Salute e delle Politiche Agricole di sospendere cautelativamente le importazioni di cavalli vivi e di carne di cavallo, quantomeno dai Paesi che non danno sufficienti garanzie per la salute dei consumatori. Allo stato attuale – hanno evidenziato i due relatori – non solo non c’è l’obbligo normativo di indicare la provenienza della carne di cavallo commercializzata nel nostro Paese (come ad esempio è invece per la carne bovina per la quale viene tracciata l’intera filiera), ma vi è il ragionevole sospetto che all’estero o anche in Italia, dato la confusione regnante nella nostra anagrafe equina, finiscano nella catena alimentare animali trattati con sostanze pericolose per la salute umana. «Nei confronti del cavallo, l’uomo mostra spesso il peggio di sé, tradendo il suo patto plurimillenario con un vero amico. Questo meraviglioso animale continua ad essere sfruttato in mille modi: nei circhi, sulle piste delle ippodromi ufficiali, magari obbligato a rigide ed innaturali discipline agonistiche; nelle corse clandestine; sui sampietrini romani (e non solo) a trascinare carrozzelle sotto la pioggia o con il caldo torrido; lanciato a folle velocità sui tracciati medievali dei palii – ha detto l’onorevole Brambilla -. Nella maggior parte dei casi, con il macello come ultima stazione, magari dopo avere affrontato interminabili viaggi dall’est in condizioni degradanti». «Da noi – ha aggiunto l’ex ministro del turismo -, è una specie animale sfruttata, letteralmente, fino all’osso: mentre nel mondo anglosassone mangiare il cavallo è quasi inconcepibile – in alcuni Stati americani è addirittura illegale, l’Italia vanta invece il triste primato di maggiore consumatore di carne equina di tutta l’Europa». E’ quindi necessario cambiare l’attuale inquadramento normativo, che identifica il cavallo come “animale da reddito”, estendendo tutte le tutele necessarie. La proposta di legge dell’onorevole Brambilla, oltre a riconoscere il cavallo come animale d’affezione fissa criteri per la custodia e la cura degli equini, spesso detenuti in condizioni non adeguate, e istituisce un registro anagrafico degli equini presso le Asl che dia garanzia di tracciabilità e riconducibilità all’effettivo proprietario o possessore. Tra gli punti, la disciplina delle modalità di addestramento, l’abolizione delle aste di equini di proprietà delle Forze armate e di altri enti pubblici, convenzioni con strutture private o veri e propri “pensionati” per gli equini anziani o malati. Per i trasgressori viene previsto un idoneo sistema di sanzioni, nonché il rafforzamento dell’istituto della confisca.

di Mirella D’Ambrosio

 

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