NAPOLI. Tremila posti di lavoro persi in tre mesi a Napoli, 2.750 a Bari, 1.150 a Cosenza, 1.310 a Catania. A leggere le «previsioni occupazionali» relative al primo trimestre di quest’anno, si scopre che ancora una volta il mercato consegna scenari di crisi. E, ancora una volta, a pagare il prezzo più salato è il Sud, che si ritroverà con 19.820 dipendenti in meno tra Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Basilicata e Molise, di cui 11.110 solo nelle prime due regioni. Il dato sconfortante emerge da un’indagine del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro sulle «previsioni occupazionali delle imprese dell’industria e dei servizi» i cui risultati sono stati presentati ieri. Il responso non ammette equivoci: «Analizzando i dati delle assunzioni dirette di personale dipendente tra gennaio e marzo 2013 e le uscite programmate nello stesso periodo, si ha infatti un saldo negativo dei posti di lavoro con contratto a tempo indeterminato, determinato e apprendistato».
CRISI NERA – Sono 80.190 i dipendenti «perduti» in Italia in questo trimestre. E il maggior numero è concentrato al Sud, che fa registrare un -1% contro lo 0.5% del Nord-Ovest, lo 0.7% del Nord-Est e lo 0.8% del Centro. Calcolando anche Abruzzo e Sardegna, sono in totale 24.340 i posti di lavoro in meno. La crisi maggiore si registra in Puglia, dove saranno assunti 6.580 dipendenti ma usciranno fuori dal circuito lavorativo 12.630 persone, con un saldo negativo di 6.040 unità. Va malissimo anche in Campania, che perderà ben 5.070 unità (10.700 entrano, 15.770 escono), e in Sicilia (-5.180 occupati). La Basilicata perderà 1.140 posti, il Molise 330. «La contrazione maggiore di posti di lavoro nel trimestre in corso — rivela il rapporto di Unioncamere — riguarderà soprattutto il personale dipendente assunto direttamente dalle imprese».
LE PREVISIONI – E «degli 80.000 posti di lavoro alle dipendenze dirette che le imprese prevedono di perdere nel corso del primo trimestre, oltre 50.000 sono dovuti alle scelte delle imprese del settore dei servizi, per effetto soprattutto del saldo negativo del commercio e del turismo. Rispetto allo stesso periodo di un anno fa le assunzioni dirette saranno 14.000 in meno. La riduzione più sensibile, tuttavia, interessa i contratti interinali, considerati spesso troppo onerosi da parte delle imprese. Le previsioni segnalano infatti 29.600 entrate, 12.700 in meno di quelle di un anno fa, con una riduzione, quindi, del 30%. E ancora più evidente è il ridimensionamento nell’utilizzo delle forme contrattuali parasubordinate e autonome: la riduzione per il complesso di queste tipologie è di 17.000 unità da un anno all’altro, con un calo pari al 22.6%». Interesserà invece solo «il Mezzogiorno» la «maggior perdita di lavoratori stagionali e non stagionali alle dipendenze»: qui «il saldo tra entrate e uscite previste è di -24.000», mentre «al Centro, al Nord-Est e al Nord-Ovest i saldi negativi si attestano intorno alle 18-19.000 unità».
SALERNO CASO POSITIVO – Guardando ai valori assoluti dei dati relativi alle singole province, si scopre che Roma «appare destinata, nella previsione delle imprese, a ridurre l’occupazione dipendente nei primi tre mesi dell’anno di oltre 6.600 unità». Subito dietro ci sono «Napoli (-3.000) e Bari (-2.750)». Notizie decisamente negative arrivano anche per Taranto, la città dell’Ilva che perderà 1.200 posti di lavoro, Catania (-1.310), Cosenza (-1.150) e Caserta, dove a fronte di 1.310 neoassunti altri 2.380 perderanno il posto, con un saldo negativo di -1.080. Come negativi sono i saldi relativi alle altre città del Mezzogiorno. Tutte tranne una: Salerno, unico caso positivo che viene fuori dalla lettura dei dati. Qui, infatti, l’occupazione è destinata ad aumentare, seppur di poco: 2.560 gli assunti, 2.460 quelli che andranno via, circostanza che consente comunque alla provincia salernitana di creare cento nuovi posti di lavoro. L’analisi prevede poi che sarà destinato ai giovani «under 30» il 28% delle 137.000 assunzioni dirette previste fino a marzo con contratto stagionale e non, a tempo indeterminato, determinato e apprendistato. Ma, parallelamente, registra che «la propensione ad assumere giovani è maggiore nelle regioni del Centro (29.9%)», seguite da quelle del Nord-Ovest (28.9). Il Mezzogiorno? È al 25.6%.
RECESSIONE E OCCUPAZIONE – «Il perdurare della recessione e il timore che essa si prolunghi nei prossimi mesi sta portando le imprese ad assumere un atteggiamento sempre più cauto sul fronte occupazionale», spiega il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. Che chiarisce: «Ciò non vale, tuttavia, per l’intero sistema imprenditoriale. Vediamo infatti che la propensione ad assumere è doppia nelle imprese esportatrici e in quelle che investono puntando su qualità dei prodotti e innovazione». Dunque anche nel Meridione «se vogliamo sostenere l’occupazione è evidente che dobbiamo puntare su questi segmenti imprenditoriali».

 di Gianluca Abate (corrieredelmezzogiorno.it)

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