MILANO. Vedere da vicino quella «realtà angosciosa» di cui ha parlato nel messaggio di fine anno. Quella situazione di oramai perenne emergenza più volte censurata dall’Europa, che «non fa onore al nostro Paese ma, anzi, ne ferisce la credibilità internazionale e il rapporto con le istituzioni europee».
Mercoledì il presidente della Repubblica sarà a Milano. L’occasione è il convegno per l’avvio delle celebrazioni degli ottant’anni dell’Istituto per gli studi di politica internazionale. Lì, a Palazzo Clerici, parlerà di Europa, Giorgio Napolitano, con un intervento sulla politica estera italiana. Prima, in mattinata, andrà in visita nel carcere di San Vittore.
L’istituto di piazza Filangieri come simbolo del dramma degli istituti di pena nel nostro Paese. Dell’«ingiustificabile stato di cose» testimoniato dai numeri: più di 66 mila reclusi a fronte di 45 mila posti disponibili. «Sovraffollamento», il nome della patologia che colpisce molti istituti. Anche San Vittore. Penitenziario in centro città, spesso protagonista del dibattito locale — tra chi vorrebbe trasferirlo in periferia e chi ne difende la posizione nel cuore di Milano —, da tempo costretto a fare i conti con celle che esplodono e una struttura che denuncia tutti i suoi anni.
«Il Presidente farà una visita in tarda mattinata», spiega la direttrice del carcere, Gloria Manzelli. Il Dipartimento di amministrazione penitenziaria sta ultimando i preparativi, dice il vicecapo Luigi Pagano, ex provveditore delle carceri lombarde e in passato (per 16 anni) direttore di San Vittore. Un paio d’ore, la visita, durante il quale il capo dello Stato dovrebbe intrattenersi a colloquio con gli operatori dell’istituto di pena, con esponenti del volontariato e con una rappresentanza dei detenuti.
L’intento è approfondire i termini di un problema che gli sta a cuore e sul quale è intervenuto più volte. L’ultima poche settimane fa, dopo la condanna all’Italia della Corte europea dei diritti dell’uomo per il trattamento dei detenuti: «Inumano e degradante», il giudizio senz’appello di Strasburgo. «Un nuovo grave richiamo all’insostenibilità della condizione in cui vive gran parte dei detenuti nelle carceri italiane — le parole del presidente della Repubblica —. Una mortificante conferma della perdurante incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena». Quindi il richiamo: «La questione deve ora poter trovare primaria attenzione anche nel confronto programmatico tra le formazioni politiche che concorreranno alle elezioni del nuovo Parlamento».

FONTE: PIERPAOLO LIO, CORRIERE DELLA SERA | 04 FEBBRAIO 2013

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