FOGGIA. Pronti ad autotassarsi per organizzare una ronda di quartiere contro migranti, senza fissa dimora, prostitute. Colpevoli, secondo alcuni commercianti e residenti di viale XXIV Maggio e di via Monfalcone, di creare uno «stato di pericolosità sociale che scoraggia i potenziali acquirenti ad entrare nei negozi». Mancati introiti, dunque, e possibilità concreta di licenziare il personale. Altro che crisi economica. Per il comitato dei negozianti che esercitano la loro attività nella zona della stazione di Foggia, il calo delle vendite è dovuto soprattutto alla costante presenza dei cittadini stranieri e dei vagabondi «che sin dalle prime ore della mattina sono già ubriachi, danno fastidio a residenti e commercianti, ed impediscono il regolare svolgimento delle varie attività».
LOTTE DI QUARTIERE. Per questo, il comitato, dopo una serie di petizioni indirizzate a sindaco, prefetto, questore, carabinieri e Procura della Repubblica, per denunciare «gli episodi di inciviltà, ubriachezza, litigio e risse che impediscono il regolare svolgimento delle varie attività» sta per passare dalle parole ai fatti. E così, in occasione della visita pastorale del vescovo della diocesi di Foggia-Bovino, Francesco Pio Tamburrino, nella parrocchia della Madonna della Croce, situata nel quartiere coinvolto, il comitato dei commercianti ha esposto le sue intenzioni: organizzare un servizio di ronda di quartiere per scoraggiare la presenza di migranti, senza fissa dimora e prostitute dalla zona ferroviaria. Perché nella zona della stazione anche a Foggia, in questi ultimi anni, si è creata una sorta di piccola città multietnica in cui brulicano negozi di generi alimentari stranieri, phone center, kebab, ristoranti etnici. E di conseguenza, è aumentato anche il numero di migranti che girano e che risiedono in questa parte del capoluogo dauno. Senza contare, che la mancanza di posti letto per i clochard, offerti solo dalla generosità delle Caritas parrocchiali, spinge molti poveri a dormire nelle sale riscaldate della stazione.
IL TARIFFARIO. Ma per il comitato dei commercianti «il degrado che determinano non è più sopportabile, poiché sporcano, bevono bevande alcoliche, sporcano e le strade sembrano una discarica. Si azzuffano fra di loro incutendo paura a passanti, residenti e commercianti». Di qui, l’idea di autotassarsi per raccogliere i soldi necessari ad ingaggiare una società di vigilanza a cui affidare il servizio di ronda. 50 euro per i singoli negozianti che decidono di aderire all’iniziativa; 10 euro per i loro dipendenti e 1 euro per i residenti delle vie interessate. Un vero e proprio tariffario che servirà a racimolare il denaro necessario ad attuare l’idea delle ronde. Idea immediatamente respinta dal vescovo Tamburrino per il quale la soluzione delle ronde non rappresenta «un atteggiamento cristiano» e quindi l’invito favorire il percorso del dialogo e dell’accoglienza.

di Emiliano Moccia

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