FIRENZE. Il portavoce della comunità senegalese scende il politica con Sinistra Ecologia e Libertà.  “L’Italia sono anch’io e non c’è traccia nell’agenda Monti di 5 milioni di persone che producono il 12% del Pil. Siamo noi migranti – spiega – perciò mi candido in Parlamento”.  La voce del Senegal a Firenze, ex consigliere comunale, in prima linea per difendere i diritti dei suoi concittadini e soprattutto delle vittime della strage del dicembre 2011 in via Dalmazia, tuttavia, ha rischiato di dover rappresentare la sua comunità solo in Veneto e non a Firenze. “Senza la mia candidatura la Toscana perde un segnale importante – aveva affermato – mi sono messo a servizio del partito e continuo a farlo, ma il Veneto è un territorio che non conosco e non so se potrò accettare di essere lì il capolista”. Alla fine, però, l’ha spuntata, come in ogni sua battaglia, e sarà candidato sia in Veneto che in Toscana.
L’ANTEFATTO – Recentemente ha anche inviato una lettera a Giorgio Napolitano chiedendo la cittadinanza italiana per i tre feriti gravemente dal killer Gianluca Casseri a  affermando che: “il 13 dicembre 2011 in Piazza Dalmazia a Firenze furono assassinati Modou Samb e Mor Diop, mentre furono feriti in modo grave Sougou Mor, Mbengue Cheike e Moustapha Dieng (che non potrà più essere autosufficiente). Al gesto, frutto orrendo di un clima diffuso di intolleranza e di ostilità nei confronti dei migranti, un anno dopo, non ha fatto seguito un grande cambiamento. Non vi è stata quella reazione corale che avrebbe dovuto mobilitare tutte le energie e le risorse positive, tutte le forze culturali, sociali, politiche che hanno come baricentro la Costituzione – e ha aggiunto – ad un anno di distanza vogliamo con questa petizione fare una proposta che dia il via ad un clima diverso – di apertura, di accoglienza, di solidarietà – degni di una città ed un Paese civili, in cui non siano più possibili atti come quelli di un anno fa”. Il presidente  dell’ Associazione dei Senegalesi di Firenze ha inoltre sottolineato che “quanto è accaduto un anno fa è frutto di una cultura, di una ideologia violenta e razzista alla quale la maggior parte degli italiani è estranea: riconoscere ai tre senegalesi feriti la cittadinanza italiana, sarebbe la dimostrazione di questo e un atto concreto di riconciliazione”. 

di Mirella D’Ambrosio

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