ROMA. Scappano via dall’Italia e da Roma. La crisi c’è per tutti, certo, ma molti cinesi tagliano corto e hanno cominciato a tirar giù le serrande. Una parte per sempre, altri in attesa di tempi migliori. Nella Capitale il fenomeno si avverte all’Esquilino, ma non risparmia anche altre zone di recente insediamento cinese. A reagire è soprattutto la prima comunità cinese, quella insediatasi oltre vent’anni fa. Si salva la ristorazione, i più colpiti sono i negozi di abbigliamento e di casalinghi. Il nuovo trend, segnalato due giorni fa dal quotidiano britannico Financial Times, trova riscontro nella Città Eterna e gli osservatori della comunità cinese confermano in coro: sempre più cinesi optano per il ritorno in Cina, qualcuno però opta per rotte diverse come l’America Latina.
SCARSA FIDUCIA NEL 2013 – Tra chi ha abbassato la serranda ci sono molti in attesa di tempi migliori. «Ma per il 2013 e il 2014 non se ne parla proprio», spiega Lucia King, da anni ponte tra la comunità cinese e il paese Italia. «Quanti sono andati via? Difficile dare i numeri…Duemila, tremila?». E’ Sarah Fang della rivista Il tempo Europa Cina ad ammettere per prima il nuovo fenomeno. «E’ vero, tanti negozi di connazionali sono ormai chiusi, basta fare un giro per i quartieri a piu alta presenza cinese – spiega la giornalista – . Lo stesso sta avvenendo anche in Spagna, per quel che so».
UN LAVORO NELLO ZEHJANG – «I nostri tornano in Cina, la maggioranza nella regione dello Zehjang di cui sono originari – prosegue Fang -, sono perlopiù uomini adulti che tornano a casa a cercare un lavoro nell’economia che tira in madrepatria, lasciano qua la moglie e i figli che vanno a scuola. In altri casi resta qua il marito e la famiglia torna dai parenti in Cina. E poi ci sono famiglie intere che se ne vanno. Su seicento esercizi che ci sono intorno a piazza Vittorio, secondo me il 10% ha chiuso…».
RIENTRATI IL 60% DEI PIONIERI – Lucia King cerca anche lei di fornire una stima, riguarda la prima comunità arrivata a Roma e che appare la più colpita dalla sindrome ritorno. «Penso che il 60% dei primi cinesi arrivati a Roma se ne sia ormai tornato in Cina – spiega -. Non è solo una partenza definitiva, c’è anche chi fa avanti e indietro in attesa di tempi migliori. E poi c’è anche gente che si sposta in altri Paesi. Dove? Ho amici che si sono spostati in Africa e nel Sud America. Cercano nuove opportunità. I cinesi sono coraggiosi, prendono e vanno». Insomma, si chiude.
«PRONTI A TORNARE, SE SERVE» – C’è anche chi chiude «temporaneamente», secondo l’idea che un negozio chiuso costa molto meno, in questo momento, di un negozio aperto. Anche l’ambasciata cinese sta facendo i conti con questi nuovi trend. Spiega il consigliere Yao: «Sì, c’è chi va via, ma molti sono pronti a tornare se l’economia riprende a tirare. Molti hanno il permesso di soggiorno, non lo vogliono buttare via così. Vanno via i più vecchi, certo, ma anche i giovani della seconda generazione. Una parte per prendersi una pausa, e una parte perché è attirata dalla situazione economica cinese e dal suo forte sviluppo». Insomma, la fuoriuscita dei cinesi da Roma e dall’Italia è in pieno corso. Ancora prematuro capire quanto sia definitiva e quanto temporanea. Sta di fatto che i tempi della cosiddetta «invasione cinese» stanno diventando un ricordo sbiadito e lontano.

di Paolo Brogi (corriere.it)

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