156540_2988299961252_113633229_nROMA.  Il 2012 è stato un anno ricco di successi per Greenpeace, dall’Italia all’Artico, dove si è recata in missione la nave “Arctic Sunrise” per azioni spettacolari a cui ha partecipato anche il direttore esecutivo di Greenpeace International Kumi Naidoo.
La campagna “Save the Arctic” ha raccolto oltre 2 milioni di firme per tutelare l’Artico (testimonial un orso polare così realistico che molti hanno scambiato per autentico!) e impedire lo sfruttamento delle risorse petrolifere.

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Anche il nostro Canale di Sicilia è stato al centro delle iniziative di Greenpeace che ha condotto un tour estivo per fermare le trivelle e tutelare il mare   creando delle aree protette.  Ben 49 comuni, numerose associazioni locali e di categoria, e oltre 55.000 cittadini hanno aderito così alla campagna di Greenpeace “U mari nun si spirtusa”.


Per combattere il cambiamento climatico Greenpeace ha evidenziato l’impatto delle centrali a carbone anche in Italia. Enel, lo scorso anno, con la fonte più dannosa per la salute e per il clima ha realizzato in Italia il 41% della sua produzione elettrica e vuole realizzare due nuove centrali a carbone. 360 sagome simboleggianti i casi di morte prematura sono apparse a Roma  a piazza del Popolo il giorno della festa per i 50 anni di Enel. Secondo uno studio realizzato dall’istituto indipendente olandese SOMO tanti sono i casi determinati annualmente dalle emissioni delle centrali a carbone di Enel in Italia. La nave ammiraglia di Greenpeace, Rainbow Warrior, con a bordo la responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia, Giorgia Monti, ha condotto un tour nell’Oceano Indiano a caccia di pescherecci che praticano pesca illegale o distruttiva. L’Amazzonia e l’Indonesia sono stati un altro fronte su cui si è mossa l’associazione quest’anno per combattere la deforestazione, senza trascurare il mondo dell’editoria italiano, per spingerlo ad acquistare solo “carta amica delle foreste”. Con i risultati conseguiti nel 2012 tutti i primi 8 gruppi italiani hanno accettato i criteri ambientali richiesti da Greenpeace. I fiumi messicani e cinesi sono inquinati dalle industrie del settore tessile, ma la pressione dei consumatori, che hanno aderito alla campagna “Detox” di Greenpeace, ha portato grandi aziende come Zara a intraprendere un percorso per l’eliminazione entro il 2020 delle sostanze tossiche dai propri capi d’abbigliamento. A proposito, vi ricordate i Maya? Nelle immagini diffuse da Greenpeace lanciano il loro messaggio dallo Yucatan proprio le comunità maya e non riguarda la fine del mondo, ma il rischio di contaminazione del miele, loro principale fonte economica, se venisse autorizzata in quel territorio la coltivazione di soia Ogm.

di Walter Medolla

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