di Nico Falco
NAPOLI. Una situazione drammatica, con un welfare insufficiente e oltre il 50% a rischio povertà assoluta. E’ il panorama ben poco rassicurante che si evince dal rapporto della rete “Crescere al sud”, presentato questa mattina a Santa Maria La Nova e realizzato grazie alla sinergia tra Save The Children, “Fondazione con il Sud” e diverse associazioni del settore.
I DATI. Dai dati emerge che, al sud Italia, 417.000 minori vivono in povertà assoluta su un totale nazionale di 720.000. Di contro, la spesa sociale a loro dedicata si rivela totalmente insufficiente con una media di 61 euro annui a bambino, che diventano anche 25 in Calabria; niente a che vedere con altre regioni italiane, come L’Emilia Romagna, dove la spesa pro capite arriva a 282 euro. Tra le proposte di Save The Children, l’impiego specifico e definito in favore dell’infanzia e dei minori dei nuovi fondi europei da negoziare per il periodo 2014-2020, oltre ad ottenere una “golden rule” che permetta di “liberare” la spesa per infanzia e famiglie con minori dai vincoli imposti dal patto di stabilità.

SAVE THE CHILDREN. «Il welfare dei bambini, – ha spiegato Claudio Tesauro, presidente dei Save The Children, – non è un lusso, in una situazione così difficile l’attenzione sui minori deve essere alta: la spesa sui minori deve essere mantenuta e aumentata con una maggiore attenzione all’abbandono scolastico, alla povertà e all’alimentazione. Purtroppo non esiste un piano nazionale per l’infanzia e il fatto che alcune delle competenze in materia siano assegnate alle regioni fa sì che quelle più virtuose facciano più attenzione». Un effetto a cascata, insomma, dove la minore disponibilità di fondi (associata ad un bilancio disastrato) si ripercuote anche sul welfare dei minori.
I CASI. Povertà e disagio, dimostrano i dati di Crescere al Sud, colpiscono poi chi è più vulnerabile e non può contare su un sostegno istituzionale valido. Tra i casi presi in esame, quelli delle cosiddette “madri bambine” (3,38% a Napoli contro lo 0,97% di Milano), spesso cresciute in ambienti degradati e con situazioni familiari problematiche, dove il matrimonio viene visto come l’unica possibilità di emanciparsi dal proprio nucleo familiare d’origine; la situazione non migliora relativamente alle madri che lavorano, che non ricevono adeguato supporto dagli asili nido: se in Valle d’Aosta ed Emilia Romagna tali strutture si fanno carico di 27 e 29 bambini su 100, in regioni come Sicilia, Calabria, Campania e Puglia solo 5 mamme su 100 possono fare affidamento sugli asili nido pubblici o sui servizi integrati. Una situazione che potrebbe trovare una soluzione se, come proposto dagli organizzatori della giornata, anche l’asilo nido rientrerà a pieno titolo nel sistema educativo, portando quindi ad una implementazione dei servizi. Catastrofica anche la situazione del tempo pieno nelle scuole: con una media nazionale del 29%, in Sicilia e Campania la percentuale crolla fino al 7%.

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