ROMA. Forte esplosione del caporalato nelle regioni del Centro Nord dell’Italia: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Lazio. E’ l’allarme lanciato dalla Flai Cgil con il primo rapporto “Agromafie e caporalato” che riscontra il fenomeno in tutto il territorio nazionale, oltre alle regioni del Sud come Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Da gennaio a novembre 2012 sono 435 le persone arrestate per riduzione in schiavitù, tratta e commercio di schiavi, alienazione e acquisto di schiavi. Solo 42 le persone denunciate o arrestate per caporalato dall’entrata in vigore del reato (agosto 2011) a oggi.
ALTRI REATI. Sempre di più il caporalato si associa ad altri reati come gravi sofisticazioni alimentari, truffa e inganno per salari non pagati, furto dei documenti, contratti di lavoro inevasi.
Sono 400 mila i lavoratori in nero in tutta Italia, di cui circa 100 mila (prevalentemente stranieri) costretti a subire forme di ricatto lavorativo e a vivere in alloggi di fortuna. In agricoltura, secondo dati Istat, il sommerso occupazionale dei lavoratori dipendenti è pari al 43%.  Secondo la Flai il caporalato costa alle casse statali 420 milioni di euro l’anno in termini di evasione contributiva.

di m.d. 

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