ROMA. L’Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, ha organizzato oggi la Giornata mondiale dei diritti umani chiamando gli stessi immigrati a esserne protagonisti e relatori. Nella sala “mons. Di Liegro” della provincia di Roma si avvicendano più di venti oratori immigrati, provenienti dai diversi continenti e dalle più diverse professioni. Sono badanti, imprenditori, mediatori culturali, musicisti, sindacalisti, formatori. Nei loro report all’Unar i “testimoni” mettono in evidenza i passi in avanti fatti e le cose che restano da fare sulla via dell’integrazione, dimostrando una grande maturità di giudizio, tanto nell’apprezzamento quanto nelle istanze. Partendo dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani gli immigrati hanno presentato l’elenco dei possibili miglioramenti e le loro indicazioni per una vera integrazione.
TESTIMONIANZE. In molti si soffermano sulla burocrazia, veramente pesante quando si unisce a disposizioni restrittive delle quali da tempo si auspica il miglioramento, si tratti di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno, di inserimento nel mondo del lavoro, o del mancato riconoscimento delle tutele contrattuali.La partecipazione viene indicata da tutti come il sentiero più promettente. Conoscersi per riconoscersi, questa la ricetta proposta all’Unar a tutti i livelli: a livello scolastico caratterizzato ancora una forte dispersione, a livello sociale dove permangono ancora pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni e discriminazioni, a livello di genere essendo le donne più fortemente penalizzate, a livello sindacale in cui, nonostante quasi un milione di iscritti, si incontrano a fatica quadri e dirigenti immigrati, a livello religioso dove si registrano aperture promettenti e chiusure inspiegabili e, infine, a livello politico dove il voto alle elezioni amministrative resta un obiettivo ancora lontano.

di Francesco Gravetti

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