ROMA. «Anch’io quest’anno ho dato una piccola testimonianza di invecchiamento attivo. Molto attivo, credetemi» ha scherzato il premier Mario Monti, 69 anni, offrendosi come prova vivente di una terza età sempre più protagonista, alla cerimonia di chiusura dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni. Preoccupato soltanto dal suo spread in calo come nonno: «I miei quattro, presto cinque nipotini non sono capaci di coglierne i vantaggi, perché sono completamente sparito, tranne qualche strana apparizione su uno schermo tv, che toccano, pensando di salutare me».
E ricordando come il primo testimonial sia «un’altissima personalità che ne è l’esempio al massimo livello», ovvero l’ottantasettenne capo dello Stato Giorgio Napolitano che, in un messaggio, ha detto: «Serve un patto fra le generazioni che sia foriero di un modello di sviluppo sostenibile per la costruzione di una società più giusta, più coesa e più inclusiva». Secondo Monti «la nostra sanità pubblica è chiamata a ripensarsi» in base al nuovo scenario demografico. Il ministro per la Cooperazione e l’integrazione, Andrea Riccardi ha presentato una «Carta nazionale» per favorire «la partecipazione degli anziani alla vita del Paese, promuovendo stili di vita sani, formazione continua e impegno civile. Tutto il contrario del lasciarli scivolare ai margini della vita». Gli anziani sono già utili, sottolinea Riccardi: «Gli over 65 sono una ricchezza e non un peso o un costo aggiuntivo per la società. Il babysitteraggio gratuito da parte dei nonni si traduce in un risparmio complessivo di 24 miliardi per le famiglie cui appartengono». Inoltre, come ha sottolineato il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, il reddito pro capite medio della popolazione adulta italiana è di 30 mila euro, quello degli ultrasessantenni è di 43 mila. «E questo mostra come la cosiddetta silver economy sia una reale opportunità anche dal punto di vista economico».

di G.Ca. (corriere della sera)

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