FOGGIA. Una ghost bike per ricordare «l’assurda morte del ciclista Leonid Kulichenko» e per rilanciare «l’attenzione delle istituzioni sul problema della mobilità sostenibile». Antonio Dembech, presidente dell’associazione Cicloamici di Foggia, non ha dubbi: «Il nostro territorio ha ammazzato questo ragazzo ucraino che era venuto nel nostro Paese per lavorare. Ed allora, abbiamo pensato di commemorare non solo Leonid, ma anche i tanti migranti che arrivano in Italia per sperare in un futuro migliore mentre invece trovano la morte». Come il 44enne giunto dall’Ucraina più di un anno fa in cerca di fortuna, di riscatto dopo il divorzio dalla moglie. E grazie alla famiglia della sorella, qui in Puglia, si stava ricostruendo una vita. In poco tempo aveva anche trovato un’occupazione. Un lavoro regolare e retribuito che gli permetteva di mantenere gli studi della figlia rimasta nel suo Paese e di guardare con ottimismo al futuro.

LA STORIA. «Leonid lavorava durante la settimana, ma a differenza di tanti immigrati impegnati più di 12 ore al giorno nei campi del foggiano, aveva anche del tempo libero a disposizione. Tempo che sfruttava inseguendo una sua grande passione: la bicicletta» racconta Dembech, che insieme ai soci dell’associazione si è recato l’altra sera su via Napoli, la strada in cui in sella alla sua bici Leonid, quasi due mesi fa, è stato investito da una macchina. Un colpo terribile, che gli ha provocato «ferite gravissime e 40 giorni di agonia prima del decesso». Per questo, nel punto in cui è avvenuto l’incidente mortale, i Cicloamici hanno collocato una bicicletta bianca, una ghost bike per «commemorare il giovane ucraino appassionato della bici e della nostra città. Leonid, infatti, si stava integrando nel nostro territorio, si stava avvicinando alla nostra cultura. Ed amava molto girare per la provincia di Foggia in bicicletta. Lo testimoniano – prosegue Dembech – le foto pubblicate sul suo profilo facebook che lo ritraggono, sorridente e con l’immancabile bicicletta al suo fianco, davanti al Castello di Manfredonia, alla basilica di San Leonardo, a Lucera».

 LA BICI DIPINTA DI BIANCO. Dopo la scomparsa di altri due ciclisti, travolti qualche mese fa mentre percorrevano in sella alla loro bici delle strade periferiche della città, la morte violenta di Leonid ha profondamente scosso l’associazione dei Cicloamici. Perché è avvenuta in una zona centrale di Foggia, ha messo in risalto le falle delle piste ciclabili cittadine e ha riproposto l’urgenza di programmare un’adeguata viabilità sostenibile. Di conseguenza, l’associazione ha deciso di collocare una ghost bike, «una bici completamente dipinta di bianco che, secondo il linguaggio comune degli amanti dell’ecologico mezzo a due ruote, segnala il luogo in cui è morto un ciclista». In questo caso, però, è indicato anche il nome di Leonid, quasi per urlare con maggiore forza agli amministratori «di ripensare seriamente alla mobilità cittadina, rendendola più sostenibile e soprattutto sicura per tutti», e per chiedere «agli automobilisti di prendere coscienza di quanto possa essere pericolosa un’auto rispetto alla fragilità di una bicicletta».

 

di Emiliano Moccia

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