MADRID. La Corte Costituzionale spagnola ha dato il definitivo via libera alle nozze gay bocciando un ricorso presentato nel 2005 dal Partito Popolare, contro la legge approvata dal governo socialista di Jose Luis Zapatero, sette anni fa. Il tribunale ha stabilito che la legge sul matrimonio Omosessuale è costituzionale, legittimando così una legge che ha consentito finora la celebrazione di quasi 23 mila matrimoni tra persone dello stesso sesso. Secondo fonti del Tribunale, la decisione è stata adottata con 8 voti a favore e 3 contrari. Nel 2005 la legge divenne il simbolo delle politiche di uguaglianza e della protezione dei diritti di cittadinanza del primo esecutivo socialista di Zapatero. La Spagna fu allora il quarto Paese nel mondo a riconoscerle, dopo Olanda, Belgio e Canada e il suo esempio è stato seguito da una decina di Paesi.

 IL RICORSO DI RAJOY – Il Partito Popolare, con l’allora leader dell’opposizione, Mariano Rajoy, attuale premier, presentò il ricorso alla Suprema corte sia contro la polemica riforma del codice civile che riconosceva le nozze fra coppie dello stesso sesso che contro il diritto all’adozione, introdotto dalla normativa. La sentenza della Corte costituzionale, con una maggioranza più ampia di quella attesa, avalla in toto la normativa, anche se le motivazioni saranno rese note nei prossimi giorni. Immediata la reazione del ministro di Giustizia, Alberto Ruiz Gallardon, che in dichiarazioni ai media ha assicurato che il governo del Pp «si atterrà alla sentenza della Corte Costituzionale, non modificherà la vigente legge e, pertanto, lascerà esattamente la regolazione che i giudici togati hanno avallato». Il ministro ha riconosciuto che la sentenza «convalida che l’unione fra persone dello stesso sesso rientra nella concezione di matrimonio raccolta nel testo costituzionale, stabilendo una dottrina vincolante».

FESTA IN PIAZZA – La sentenza è stata celebrata in diretta nella capitale da un concentramento organizzato dai collettivi di omosessuali, al quale hanno partecipato famiglie e gente comune, a Puerta del Sol, fra sventolii di bandiere arcobaleno. L’incertezza e la preoccupazione di finire in un limbo giuridico, in caso venisse accolto il ricorso del Pp, ha pesato come una spada di Damocle sulle coppie gay che in questi sette anni si sono unite in matrimonio ed hanno adottato figli. Monica e sua moglie Silvia, che avevano previsto di sposarsi a giugno, hanno anticipato il matrimonio nel dicembre scorso, dopo la vittoria elettorale del Pp alle generali, »per il timore che il cambio politico potesse influenzare la decisione della Corte Costituzionale e portare a una modifica della normativa«, spiegano. Oltre 4.573 coppie gay si sono sposate nel solo 2006 e, da allora, una media di 3.000 l’anno, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica. La media è aumentata del 21,5% lo scorso anno, fino a quota 3.880, dal momento, per il timore che potesse prosperare il ricorso davanti alla Corte Costituzionale.

di redazione online (Corriere.it)

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