di Pasquale Orlando*

I dati emersi dal rapporto Inps fotografano una situazione difficile che diventa impossibile: metà dei pensionati riceve meno di cinquecento euro al mese ora si tratta di premere affinché il Governo e il Parlamento mettano in campo iniziative urgenti a sostegno dei redditi da pensione e per salvare la possibilità di vita degli anziani. Per questi  motivi la FAP ACLI chiede una riduzione dei prezzi dei beni e dei servizi per gli anziani a basso reddito, delle tariffe e delle troppe tasse che pesano sulle pensioni, Imu compresa. In particolare resta urgente e irrisolta la definizione di un Piano nazionale sulla non autosufficienza che sia in grado di garantire i servizi socio-assistenziali per gli anziani più fragili ed esposti e tutte le misure necessarie a garantire quell’equità nella distribuzione dei sacrifici che è stata finora soltanto annunciata e non ancora messa in atto. Otto pensionati italiani su 10 percepiscono una pensione mensile inferiore ai mille euro, la metà non raggiunge i 500. Circa il 77% del complesso dei trattamenti pensionistici in essere (sia previdenziali che assistenziali) presenta un valore medio mensile inferiore ai 1.000 euro (nel 2010 erano il 79%), mentre il 49% resta sotto i 500 euro e quasi il 12% si colloca nella fascia compresa tra 1.000 e 1.500 euro mensili. Il restante 11% è al di sopra dei 1.500 euro mensili, di cui soltanto il 2,6% supera la quota di 2.500 euro. Questi dati, decisamente poco
edificanti, emergono dal rapporto annuale dell’Inps. In generale, poi, gli importi delle pensioni erogate alle donne si situano per quasi il 60% al di sotto dei 500 euro, mentre per oltre il 90% non vanno oltre i 1.000 euro. Rispetto ai diversi livelli di importo si conferma quindi una notevole disparità di genere, con la componente maschile che tende a prevalere laddove le pensioni toccano punte più elevate: quasi il 19% tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili per gli uomini, contro il 6,5% per le donne e 23% di pensioni maschili con importi pari o superiori ai 1.500 euro mensili a fronte di meno del 3% per le pensioni femminili. Al 90% dei pensionati, il 92% dell’intero importo. Il 90% circa degli assegni è corrisposto a pensionati di età superiore a 60 anni che percepiscono il 92% dell’importo complessivamente erogato (167,7 miliardi di euro). Le pensioni con importi medi mensili più elevati sono erogate a individui con età compresa tra 55 e 69 anni (percettori principalmente di pensioni di anzianità e di vecchiaia), mentre le prestazioni con importi medi più bassi sono quelle erogate a pensionati sotto i 55 anni, destinatari essenzialmente di trattamenti di invalidità previdenziale e civile e ai superstiti. Anche nelle classi d’età superiori ai 65 anni i valori medi tornano a ridursi per la consistente presenza di trattamenti di minore importo (pensioni e assegni sociali, prestazioni di invalidità civile, pensioni di
invalidità previdenziale e ai superstiti e pensioni di vecchiaia con valori più bassi). Ogni mese l’inps eroga circa 18,4 milioni di pensioni sia di natura
previdenziale che assistenziale a più di 13,9 milioni di cittadini per una spesa complessiva pari nel 2011 a 195,8 miliardi di euro, in aumento del 2,4%
rispetto al 2010 (+4,6 miliardi). Ultimo dato: l’incidenza sul pil della spesa pensionistica è pari all’11,5%. I fatti parlano da soli.

* Presidente FAP ACLI

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