di Mirko Dioneo
ROMA. Secondo un nuovo rapporto dell’Ilo, sono quasi 21 milioni nel mondo le vittime del lavoro forzato, ovvero 3 persone su 1000. L’espressione “lavoro forzato” è utilizzato dalla comunità internazionale per descrivere situazioni in cui le persone coinvolte — donne e uomini, bambine e bambini — sono costretti a lavorare contro la loro volontà, obbligati dal loro reclutatore o datore di lavoro tramite, ad esempio, la violenza o minaccia di violenza, oppure tramite mezzi più subdoli come i debiti accumulati, la confisca dei documenti di identità o la minaccia di denuncia alle autorità responsabili per l’immigrazione. Queste situazioni possono anche comprendere casi di tratta di essere umani o pratiche simili alla schiavitù, che sono simili ma non identiche dal punto di vista giuridico. Secondo la legislazione internazionale, l’imposizione di lavoro forzato costituisce un crimine che deve essere perseguito con pene proporzionate alla gravità del reato.
I NUMERI. Il rapporto fornisce anche stime sulle tipologie di lavoro forzato: 18,7 milioni (il 90%) vengono sfruttati nell’economia privata da individui o imprese. Di questi, 4,5 milioni (22%) sono vittime di sfruttamento sessuale e 14,2 milioni (68%) sono vittime di sfruttamento lavorativo in attività economiche come l’agricoltura, le costruzioni, il lavoro domestico e l’industria manifatturiera; 2,2 milioni (10%) sono sottoposti a forme di lavoro forzato imposte dallo Stato, ad esempio in carcere in condizioni che violano le norme dell’Ilo, oppure da eserciti nazionali o da forze armate ribelli.
LE AREE GEOGRAFICHE. Per quanto riguarda l’età, 5,5 milioni (26%) dei lavoratori forzati hanno meno di 18 anni. Il tasso di prevalenza, cioè il numero di lavoratori forzati per 1.000 abitanti, è più elevato in Europa centrale e sudorientale e nella Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), con un rapporto di 4,2 per 1000 abitanti, e in Africa con un rapporto di 4,0 per 1.000 abitanti. Il tasso è più ridotto, 1,5 per 1000 abitanti, nelle economie industrializzate e nell’Unione Europea. La regione Asia-Pacifico conta il maggior numero di lavoratori forzati nel mondo — 11,7 milioni (56%) del totale mondiale. Al secondo posto l’Africa con 3,7 milioni (18%), seguita dall’America Latina con 1,8 milioni di vittime (9%). I paesi sviluppati e l’Unione Europea contano 1,5 milioni (7%) di lavoratori forzati, mentre i paesi dell’Europa centrale e sudorientale e della CSI ne contano 1,6 milioni (7%). Si stimano in 600 mila le vittime nel Medio Oriente.
PER SAPERNE DI PIU’:
Leggi il rapporto Ilo (testo in inglese)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui