di Mirko Dioneo
ROMA. Ogni anno sono 243 milioni i nuovi casi di malaria segnalati dall’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) con quasi un milione di morti, per lo piu’ bambini africani. Sintomi non specifici, come la febbre, e la mancanza di strumenti diagnostici rapidi ed efficienti, portano talvolta i sanitari a preferire trattamenti antimalarici presuntivi, aumentando il rischio di mortalita’. Sono i motivi che hanno portato l’Istituto per l’officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Iom-Cnr) di Trieste, insieme a un team di ricercatori italiani, spagnoli e israeliani, a mettere a punto un nuovo approccio diagnostico piu’ veloce, portatile e a basso costo. I risultati preliminari di questa ricerca sono stati pubblicati su “Biomedical optics express” della Optical society of America.
COME FUNZIONA. Il nuovo sistema discrimina le cellule infette da quelle sane, usando la tecnica “speckle sensing microscopy”, che si basa sull’osservazione del diverso comportamento delle membrane dei globuli rossi malati, piu’ rigide, rispetto a quelli sani, al passaggio di un raggio laser inclinato. Il progetto e’ stato proposto nell’ambito del VII Programma quadro (FP7-Health Program) della Comunita’ europea ed e’ attualmente sotto valutazione. La malaria e’ una malattia infettiva dovuta a un microrganismo parassita del genere Plasmodium che si trasmette all’uomo attraverso la puntura di zanzara Anopheles. Nella maggior parte dei casi si presenta con febbre accompagnata da brividi, mal di testa, mal di schiena, dolori muscolari, sudorazione profusa, nausea, vomito, diarrea e tosse. Se le infezioni da Plasmodium, e in particolare del genere falciparum (responsabile della forma piu’ grave, definita anche terzana maligna), non vengono curate in tempo, possono complicarsi con insufficienza renale, edema polmonare e coma, fino ad arrivare al decesso. Di qui l’importanza di uno strumento diagnostico rapido, preciso, trasportabile e semplice da utilizzare in quei Paesi, come Africa, sub-continente indiano, sud-asiatico, America Latina e in parte America Centrale, dove la patologia e’ endemica.
 
PER SAPERNE DI PIU’:
L’Organizzazione mondiale della sanità  
www.cnr.it/
 

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