ROMA. Una scritta attaccata addosso per protestare, un messaggio chiaro e semplice da capire: ”Io non posso votare” è lo slogan che comparirà sugli adesivi distribuiti nell’ambito della Campagna “L’Italia sono anch’io” agli stranieri extracomunitari residenti in Italia, perché il 6 e 7 maggio in oltre 1000 comuni  italiani ci saranno le elezioni amministrative e il 5,3 % della popolazione residente non potrà recarsi alle urne ed esprimere la propria opinione. Una significativa percentuale di popolazione è rappresentata da quegli stranieri lavoratori o studenti, abitanti regolari del nostro paese, che però non sono cittadini comunitari e, quindi, non sono in possesso della cittadinanza. La legge italiana, infatti, a dispetto di quanto normato dalla Commissione Europea nella convenzione di Strasburgo del 1992 in fatto di cittadinanza e nazionalità, non riconosce la partecipazione all’elettorato, sia esso attivo o passivo, locale o nazionale, a coloro che non siano cittadini europei. Una difformità che ad oggi risulta ancora lontana dall’essere modificata.
L’INIZIATIVA. La campagna “L’Italia sono anch’io”, promossa coralmente da circa 20 associazioni tra cui Arci, Asgi, Caritas Italiana, Cgil, Emmaus Italia, Fondazione Migrantes e Terra del Fuoco, dando risonanza al disagio di circa 3.000.000 di immigrati, appoggerà anche le due proposte di legge che nel mese di marzo sono state inviate alla Camera e che sono in attesa di approvazione per passare al Senato. I due testi di iniziativa popolare riguardano la riforma sull’acquisizione della cittadinanza e la questione del voto e conferirebbe il diritto di elettorato attivo e passivo ad extracomunitari residenti da almeno 5 anni.
IL RUOLO DEGLI IMMIGRATI. Se l’Italia non è un Paese a crescita zero o in regressione dal punto di vista demografico è solo grazie ai flussi migratori. Secondo i dati ISTAT, infatti, la popolazione straniera si è moltiplicata di tre volte nel decennio dal 2001 al 2011, rappresentando il 6,24% del totale degli abitanti nella penisola. Ma le note sulla cittadinanza non cambiano e oltre alle proposte di legge, isolati, ma sempre presenti, sono i tentativi di sensibilizzazione sul disagio. Allo stato attuale in Italia per ottenere la cittadinanza vale il principio dello ius sanguinis (diritto in base alla discendenza), ossia quello per il quale la cittadinanza è assegnata per nascita (da almeno un genitore italiano), per matrimonio o adozione e per naturalizzazione.
PER SAPERNE DI PIU’
 
Il sito di Arci
L’italia sono anch’io
 

di Claudia Di Perna

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