di Emiliano Moccia
FOGGIA. Evadere dal carcere aggrappandosi alla forza della scrittura, alla capacità della letteratura di avviare percorsi di introspezione personale. Di riabilitazione. Perché comunicare all’esterno emozioni, storie, stati d’animo, può aiutare un detenuto ad assaggiare, anche se virtualmente, il sapore della libertà ed il rapporto con gli altri. La quarta edizione del “Premio Lupo”, il concorso letterario promosso da un gruppo di Comuni dei Monti Dauni con il partenariato della Provincia di Foggia, quest’anno apre una finestra importante su un mondo poco esplorato e di difficile accesso: il carcere. E lo fa aggiungendo alle tradizionali categorie – Social Network, Short Stories e Racconti Folktellers – una sezione dedicata al sociale. “Il lupo cattivo si racconta”, infatti, punta a stuzzicare la creatività narrativa dei detenuti negli istituti penitenziari italiani. «Quello che abbiamo avviato è primo passo, una sperimentazione che mira a raccogliere testimonianze, racconti, voci di un mondo parallelo al nostro. Un luogo dove nell’immaginario della gente è chiuso il “lupo cattivo”, colui che ha sbagliato e che deve essere isolato dalla società» spiega Pierluigi Bevilacqua, della “Piccola compagnia impertinente” a cui è affidata la direzione artistica del concorso.
VOCI DIETRO LE SBARRE. L’obiettivo dei promotori, quindi, è di «dare voce all’esperienze di vita diverse, a quelle persone che in cella fanno i conti con il tempo che per loro sembra scorrere molto più lentamente. Forse – aggiunge Bevilacqua – la letteratura, lo scrivere, possono essere dei mezzi per comunicare all’esterno le proprie riflessioni, i propri stati d’animo, le proprie condizioni di vita. Un modo per evadere con le parole, affidando alla comunicazione una sorta di riabilitazione sociale in cui rivedere il proprio cammino personale». Anche se Bevilacqua non nasconde le difficoltà burocratiche riscontrate nell’organizzare “Il lupo cattivo si racconta”. «Purtroppo sappiamo bene che non tutti i detenuti hanno accesso ai computer negli istituti penitenziari e per chi dovrà scrivere il racconto a penna, su un foglio di carta, non sarà facile rispettare il limite degli 8mila caratteri».
IL PREMIO.  Disagi, tuttavia, superabili. Perché la vera sfida è promuovere il concorso e raggiungere tutti i reclusi nei penitenziari d’Italia. Per questo, «abbiamo scritto al Ministero della Giustizia con la speranza che ci aiuti a diffondere l’iniziativa in tutti i carceri». Del resto, non sono pochi i potenziali narratori che possono partecipare al Premio. Secondo i dati forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, al 31 marzo 2012 erano 66.695 i detenuti rinchiusi nei 206 istituti di pena italiani. Tante, dunque, le possibili storie da raccontare, da far conoscere. Ed allora, i “lupi cattivi” che hanno voglia di condividere le proprie sensazioni possono farlo inviando, entro il 30 giugno, una copia del loro racconto (massimo 8mila battute) all’indirizzo: segreteria Concorso Premio Lupo, presso il Comune di Roseto Valfortore, piazza Sant’Antonio 1, 71039 Roseto Valfortore (Fg).
PER SAPERNE DI PIU’
IL PREMIO LUPO
IL SITO DI RADIOCARCERE
 

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