BARI. Prevenire e contrastare ogni forma di discriminazione. Queste le finalità che hanno spinto la Regione Puglia e l’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) a siglare un protocollo d’intesa che ha dato vita alla rete dei nodi anti-discriminazione. 74 antenne, composte da enti locali ed associazioni, sparse per tutto il territorio pugliese con l’obiettivo di ascoltare, consigliare e prendere in carico chi si sente vittima di una forma di discriminazione. Orientamento sessuale, identità di genere, razza, religione, etnia, disabilità. Sono ancora tanti gli atteggiamenti d’intolleranza e di emarginazione nei confronti dei soggetti più fragili per i quali anche l’accesso ad un servizio, ad un proprio diritto, può diventare impossibile. Di qui, l’esigenza di costituire una «forza d’urto» che fa leva sul lavoro di 311 operatori, di cui 150 hanno già seguito uno specifico ed approfondito corso di formazione per operare nelle loro sedi. Mentre sono 115 i mediatori culturali impegnati nel progetto. Nel dettaglio: 98 operatori per la provincia di Bari, 79 per quella di Foggia, 55 per Lecce, 31 per Taranto, 36 per Brindisi e 12 per la Bat.
LA RETE. «Questa rete dei nodi anti-discriminazione rappresenta un’innovativa forza d’urto contro questo fenomeno ancora molto presente nella nostra società» spiega Tiziana Corti, dirigente della Regione Puglia, che ha seguito tutte le tappe dei percorsi di formazione che hanno toccato le città di Foggia, Bari, Lecce. Del resto, il «Centro di coordinamento regionale antidiscriminazione ha il compito di coordinare i nodi locali diffusi sul territorio che si occuperanno di prevenzione e contrasto delle varie forme di discriminazione». L’attività svolta dagli operatori dei 74 punti di contatto, quindi, «consiste nella presa in carico dei soggetti che pensano di essere stati vittime di atteggiamenti discriminatori. Il nodo istruisce la pratica, individua la forma di discriminazione ed inserisce nel sistema informativo dell’Unar i dati raccolti. L’Unar insieme alla Regione valuta se si tratta di un’effettiva discriminazione e pianifica l’intervento da attuare. Perché di solito – aggiunge la Corti – solo i casi più estremi finiscono in una causa legale. La soluzione ottimale, infatti, è quella della cosiddetta moral suasion, della persuasione. In modo particolare quando si tratta di enti locali che pubblicano un Avviso Pubblico o un Bando, che limita e pregiudica l’accesso ad un diritto per via della razza, dell’etnia, dell’età, del sesso».
NUMERO VERDE. Oltre a l’attività di contact center, gli operatori dei 74 nodi territoriali sono chiamati anche a svolgere una campagna di informazione, comunicazione e sensibilizzazione sui temi della discriminazione. Senza dimenticare, che proprio l’UNAR da diversi anni ha attivato il numero verde 800 90 10 10 ed un’aera specifica sul sito http://www.unar.it/, in cui sia le vittime sia i testimoni possono segnalare casi di comportamenti discriminatori di cui sono a conoscenza. La rete dei nodi, infine, effettuerà anche un monitoraggio costante dei mass media regionali al fine di evitare un uso improprio e stereotipato dei termini che può fomentare manifestazioni razziste.
 

di Emiliano Moccia

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