NAPOLI: Rischiare di morire per un’unghia incarnita, un’ernia inguinale o un’emorroide con prolasso. Tutto questo perché non possono essere curati all’interno del luogo dove scontano la loro pena ventiquattro ore al giorno. Sono i circa 2.700 detenuti del carcere di Poggioreale, dove l’unica sala operatoria, considerata centro clinico d’eccellenza d’Europa e d’Italia (almeno sulla carta), è chiusa da due anni. Di conseguenza anche un piccolo intervento di anestesia locale costringe i carcerati a rivolgersi a strutture ospedaliere esterne, dove – si sa – la lista d’attesa è lunga.
 L’ANESTESISTA. «I carcerati sono già costretti a vivere in condizioni disumane – denuncia Vittoriano L’Abbate, responsabile del servizio Anestesia della casa circondariale di Poggioreale e rappresentante del sindacato nazionale Specialisti Medicina Penitenziaria – occupando celle di 10 metri quadrati dove sono anche in quindici o venti persone. Da circa due anni è loro negato il diritto alla salute, poiché su una platea di 2.700 reclusi (tenuto conto che Poggioreale ne dovrebbe accogliere 1.200) almeno 400-500 necessitano di cure e interventi chirurgici cui non possono sottoporsi perché la sala operatoria è inutilizzata». La struttura è stata, difatti, oggetto di lavori di messa in sicurezza più di due anni fa: l’unico ad essere completato è stato l’impianto di climatizzazione, mentre è rimasto bloccato il cantiere per le contro soffittature. «Lavori finanziati dal Ministero per circa 100.000 euro – rimarca L’Abbate – di cui una parte, all’incirca 40.000 euro, dovevano essere destinati alle contro soffittature. Mi sembra vergognoso, dunque, che a pagare sulla loro pelle siano come sempre i detenuti, che non possono essere accompagnati in altri ospedali dato che le liste d’attesa sono lunghissime. A nulla serve che il magistrato dia l’autorizzazione, poiché i carcerati possono aspettare anche un anno o due per essere operati all’esterno. Accade pertanto che i reclusi non siano curati e la responsabilità è nostra se anche un neo comparso d’improvviso potrebbe essere un campanello d’allarme per un tumore».
 PERICOLO SUICIDI. Senza contare, a detta dello specialista, il rischio concreto dei suicidi, il cui numero continua a salire vertiginosamente nelle carceri: «Come criminologo so bene che vivere in queste condizioni può aumentare il pericolo che il recluso tenti il suicidio, non avendo nemmeno la possibilità di farsi curare». «Basterebbe che il Ministero finanziasse l’ultima fase dei lavori e l’Asl provvedesse poi al collaudo della struttura – conclude L’Abbate -. È assurdo che l’immobilismo delle istituzioni metta a rischio la vita di 2.700 persone mentre si continua a sperperare in altri modi denaro pubblico».
 
PER SAPERNE DI PIU’
 
http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/news/dettaglio-articolo/articolo/napoli-poggioreale-carcere-religiosa-11860/  (PERSONAGGI. Nella sezione de La Stampa, Vatican Insider, la storia di suor Carmelina, volontaria nel carcere di Poggioreale)
 
www.fotosiano.it (FOTOGRAFIA. La casa circondiariale napoletana vista dal fotografo Riccardo Siano)
 
http://www.repubblica.it/politica/2012/01/28/news/severino_carceri_test_civilt-28906591/ (CRONACA. Il monito del ministro Severino sulla condizione delle carceri italiane)
 

di Mirko Dioneo

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