ROMA. In aumento, per il prossimo anno accademico, il numero di iscrizioni  di alunni con disabilità.  La proiezione è del mensile Tuttoscuola, secondo cui, per  il prossimo anno scolastico, gli inserimenti in scuole statali di ragazzi con disabilità toccherà,  quota 195 mila. Nel 2011-12 sono stati poco più di 191 mila, mentre dieci anni fa, nel 2000-01 erano poco più di 116 mila unità. L’incremento nel corso di poco più di un decennio è stato pari ad oltre il 70%. A fronte di circa 195 alunni disabili inseriti nelle scuole statali – continua Tuttoscuola – saranno nominati circa 97 mila docenti di sostegno, di cui alcune centinaia per effetto di sentenze del Tar. Il rapporto sarà circa di due alunni disabili per ogni docente di sostegno, ma vi saranno regioni nelle quali il rapporto sarà ben più favorevole (Basilicata 1,50; Campania 1,68; Calabria 1,71; Sicilia 1,75) e altre, al contrario, con rapporto molto al di sopra della media nazionale (Lazio 2,38; Lombardia 2,36; Abruzzo 2,29).
INSEGNANTI DI SOSTEGNO. Quanto al sistema generale dei docenti, Tuttoscuola ricorda come l’obiettivo contenuto nella Finanziaria 2008 di fissare il criterio del 70% di posti di sostegno stabili (di ruolo) sia naufragato di fatto di fronte alla sentenza della Consulta che, stabilendo il diritto degli alunni al sostegno in caso di necessità, ha di fatto riaperto “la corsa ai posti in deroga” da assegnare a docenti di sostegno a tempo determinato. La situazione attuale è che oggi i posti fissi rappresentano il 64,6% di quelli complessivi, mentre quelli aggiuntivi sforano quota 30% attestandosi al 35,4%. “E’ questa – scrive il mensile – una situazione destinata ad aggravarsi, facendo ritornare il tutto indietro a quattro anni fa”. Per Tuttoscuola “occorrono nuovi criteri per una rinnovata stabilizzazione: esclusa la possibilità di fissare un tetto massimo, potrebbe essere prevista una percentuale determinata di posti stabili da aggiornare annualmente sulla base della popolazione scolastica disabile accertata, secondo criteri predeterminati (storico, media biennio, anno precedente, ecc.)”. Secondo il mensile “è una piccolissima riforma alla quale il nuovo ministro potrebbe pensare, con incidenza di spesa minima: e se dovesse esserci il sì a questa piccola revisione – è la conclusione – si abbia il coraggio di portare all’80-90% la percentuale di posti fissi, anziché mantenerli bloccati ad un 70% che genera anche precarietà”.

di Sofia Curcio

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