MILANO. In tempi di crisi è l’economia verde a non subire contraccolpi: oltre 23% delle imprese italiane punta sulla “Green Economy” e quasi il 40% delle assunzioni è “verde”. È quanto emerge nel Rapporto GreenItaly 2011 che Symbola e Unioncamere hanno presentato oggi a Milano. La caratteristica della green economy italiana sta nella riconversione in chiave ecosostenibile dei comparti tradizionali dell’industria italiana di punta. Una vera rivoluzione verde che già oggi interessa «il 23,9% delle imprese che tra il 2008 e il 2011 hanno investito o investiranno in tecnologie e prodotti green, creando occupazione, il 38% delle assunzioni programmate per l’anno in corso è per figure professionali legate alla sostenibilità, e attraversa il Paese da nord a sud, tanto che le prime dieci posizioni della classifica regionale per diffusione delle imprese che investono in tecnologie green sono occupate equamente da cinque regioni settentrionali e cinque meridionali», si legge nel rapporto.

I NUMERI – La crisi obbliga a ripensare l’intero sistema economico. Quasi un’impresa su quattro (il 23,9% del totale, ovvero circa 370mila imprese, 150mila industriali e quasi 220mila dei servizi) ha realizzato negli ultimi tre anni, o realizzerà entro quest’anno, investimenti in prodotti e tecnologie che assicurano un maggior risparmio energetico o un minor impatto ambientale. Inoltre, un terzo delle imprese che investono in tecnologie green ha una presenza sui mercati esteri (34,8%), quota quasi doppia rispetto a quella rilevata per le imprese che non puntano sulla sostenibilità ambientale (meno di due su cinque, pari al 18,6%). Per quanto riguarda i settori, questa visione è più diffusa nella manifattura.

NORD E SUD – La diffusione del fenomeno green sembra attraversare il Paese da nord a sud. La classifica regionale per incidenza delle aziende verdi sul totale vede in testa il Trentino-Alto Adige (con il 29,5% di imprese che investono in tecnologie green), seguito dalla Valle d’Aosta (27,3%). Subito dopo si trovano cinque regioni meridionali con valori tra il 27,2% del Molise e il 25% dell’Abruzzo, passando per la Basilicata, la Puglia e la Campania. Con valori di poco superiori al 24% si posizionano poi la Lombardia, il Friuli-Venezia Giulia, il Veneto e il Piemonte. Per quanti riguarda i valori assoluti, invece, la Lombardia guida la classifica con 69.330 imprese che investono nel green, seguita da Veneto con 32.250 imprese, Lazio con 30.240 imprese.

OCCUPAZIONE – Segno positivo anche per l’occupazione. La green economy sembra possedere una marcia in più tanto visto che nel 2011 il 38% delle assunzioni programmate dalle imprese è riconducibile alla sostenibilità ambientale. Si tratta di più di 220.000 assunzioni sul totale di quasi 600.000 previste dalle imprese nel 2011. Di queste circa la metà, 97.600 assunzioni sono legate a professioni green in senso stretto (legate agli ambiti delle energie rinnovabili, gestione delle acque e rifiuti, tutela dell’ambiente, green mobilities, green building ed efficienza energetica).

 LE SFIDE – «Sotto le ceneri depositate dalla crisi arde la brace della green economy- spiega Realacci- È una sfida che l’Italia può vincere se saprà cogliere nelle caratteristiche del suo sistema produttivo le radici di una scommessa sul futuro. Quello che emerge nella ricerca che oggi presentiamo, ci dice che la green economy, a maggior ragione nel grave periodo che stiamo vivendo, è una delle strade principali per rilanciare, su basi nuo­ve e più solide, l’economia italiana». Quanto emerge oggi è «un’indicazione importante anche per il futuro Governo», continua Realacci. L’esperienza delle imprese che dal 2008 hanno investito in prodotti e tecnologie green, ha detto il segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi, «è l’ennesima testimonianza che anche questa crisi si può vincere continuando a puntare su innovazione, qualità e sostenibilità. Tre valori che, coniugati tra loro, consentono alle nostre imprese di intercettare le preferenze dei consumatori del mondo, di rendere i propri prodotti unici e non riproducibili, di fare efficienza puntando sulla creatività delle risorse umane e sull’uso responsabile delle risorse naturali».

 

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